Milano, 21 settembre 2021 – Presentato questa mattina a Palazzo Lombardia, l’XI Rapporto annuale di Confartigianato Imprese Lombardia.

Il documento di quest’anno dal titolo “Con lo sguardo oltre. MPI che resistono” si sofferma sulla capacità di resistenza di artigiani e piccoli imprenditori, colpiti sì duramente ma non sconfitti da una crisi senza precedenti che ha travolto il mondo intero.

Nel Rapporto sono raccolte evidenze che permettono di andare oltre un pregiudizio che si sta facendo largo nella fase di pianificazione economica nazionale con strumenti come il PNRR, smentendo con i numeri le false convinzioni che associano la bassa crescita del Paese all’eccessiva presenza di MPI. Per fare ciò, sono state tratteggiate le peculiarità delle piccole e piccolissime imprese oggi pronte ad impegnarsi per sostenere, da protagoniste, la risalita dell’economia lecchese e lombarda.

I dati principali 

Nel nostro territorio quando si parla di MPI e imprese artigiane si volge l’attenzione a 24.993 imprese, il 99,1% del totale imprese, che occupano 69.267 addetti. La diffusione capillare di queste realtà rappresenta una specificità tutta italiana che non ha paragone con le altre maggiori economie europee: il peso dell’occupazione nelle MPI è pari al 70,8%  a Lecco, laddove la media regionale si attesta a quota 52,3%.

Nella narrazione di questi numeri si evidenzia come, contrariamente al racconto del mainstream, queste piccole e piccolissime imprese danno un contributo importante alla crescita, all’occupazione e alla capacità competitiva del tessuto produttivo. L’apporto delle MPI lecchesi alla sostenibilità sociale e occupazionale si rileva guardando alle entrate previste per il periodo agosto-ottobre 2021: 4.010 su 6.000 ingressi totali previsti da tutte le imprese, e in crescita del 18,3% rispetto alle previsioni occupazionali dello stesso periodo pre Covid-19 (agosto-ottobre 2019).

Le nostre MPI si dimostrano, inoltre, essere imprese vivaci, capaci di competere avvalendosi di ricerca e innovazione:  la quota di MPI lecchesi che partecipa a progetti innovativi si attesta al 43,5% terzo valore più alto della classifica lombarda (Milano 46,3; Bergamo 43,9; media regionale 43,1).

La spinta all’innovazione profila anche la domanda di lavoro, sempre più indirizzata verso competenze digitali e green di alto e medio-alto livello (entrate previste dalle imprese con meno di 49 dipendenti con competenze digital e green a Lecco pari al 39,1%).

Non va dimenticato che le PMI artigiane costituiscono un fattore sociale ed economico chiave e un importante luogo di integrazione. Queste realtà d’impresa sono infatti anche terreno fertile per giovani e stranieri, offendo opportunità sia sul fronte occupazionale, che su quello d’impresa. La quota di occupati giovani tra i 15 e i 29 anni nelle MPI lecchesi rappresenta il 18,1% superiore di 5,7 punti a quella rilevata nelle imprese medio-grandi (12,5%). Mentre la quota di occupati stranieri nella nostra provincia in MPI raggiunge un valore del 12,9% sopra di 2,2 punti alla quota rilevata per le imprese più strutturate. Stessa evidenza sul fronte impresa: distinguendo le artigiane dalle non artigiane, si osserva che per le prime il peso delle imprese giovanili under 35 si attesta a 10,6% laddove le imprese non artigiane si fermano a 7.4%. Per quanto riguarda le imprese artigiane gestite da stranieri, queste rappresentano 10,6% contro il 6.6% di imprese straniere non artigiane. Ciò ribadisce che il valore delle piccole realtà risiede anche nel loro essere elemento di inclusione e integrazione sociale.

Il Rapporto assegna a Lecco il primato di provincia italiana a più alta specializzazione artigiana del settore della meccanica e per quanto riguarda l’export di prodotti manifatturieri la dinamica territoriale è positiva con un +1,9% (1° semestre 2021 su 1° semestre 2020).

Questi accenni alle evidenze illustrate nell’11° Rapporto danno dimostrazione del fatto che il problema del Paese non sono le dimensioni delle realtà imprenditoriali, ma l’ambiante che le circonda, spesso poco favorevole all’iniziativa economica: poco credito, misure fiscali ingiuste e burocrazia opprimente non mettono gli imprenditori nella condizione di svolgere la loro attività serenamente.

“Il Rapporto – commenta Daniele Riva, presidente Confartigianato Imprese Lecco – ci consegna una fotografia in cui si dà evidenza dei segni negativi, delle gravi ferite lasciate dalla pandemia sulla nostra economia e sul nostro tessuto produttivo. Eppure, sono altrettanto ben evidenti la forza, il coraggio, la capacità di reagire e di guardare oltre, manifestati dalle micro e piccole imprese. Lo confermano le analisi sul loro impegno, durante questi drammatici 19 mesi, a innovare e a diversificare la produzione, a sfruttare l’arma digitale per promuovere e vendere on line, fare formazione, mantenere vivi i rapporti con fornitori e clienti. Non si sono arresi i nostri imprenditori. Hanno resistito confermando, anche in questa circostanza, di essere la spina dorsale del nostro sistema economico. A smentire chi attribuisce all’eccesso di piccole imprese la debolezza e la bassa crescita dell’economia provvede l’analisi che dimostra quanto invece contribuiscono allo sviluppo del Paese, e del nostro territorio, in termini di produttività, esportazioni, innovazione, occupazione, sostenibilità ambientale. Le vere debolezze stanno altrove. Sono quelle di un contesto che troppo spesso mortifica il talento e il coraggio degli imprenditori, sono le inefficienze e i ritardi storici del nostro Paese che frenano da sempre la corsa degli imprenditori: poco credito, fisco ingiusto, burocrazia opprimente, scarsi investimenti pubblici, ritardi infrastrutturali, alti costi dell’energia e giustizia lenta. Oggi abbiamo l’occasione di sbloccare questi meccanismi che ostacolano le energie di imprenditori e cittadini. Il Rapporto ci guida a comprendere la direzione verso cui stanno puntando lo sguardo le nostre piccole imprese pronte ad affrontare le innumerevoli sfide che le attendono. Si tratta di un impegno formidabile ma ineludibile e che dovrà fare leva proprio su coloro che hanno resistito e vogliono guardare oltre. Perché la ripresa, il rilancio del made in Lombardia e del made in Lecco, si realizzano costruendo un nuovo modello di sviluppo, in una transizione che riconosca e valorizzi proprio il ruolo economico e sociale dell’artigianato e delle micro e piccole imprese. Confartigianato Imprese Lecco è da sempre al fianco di queste imprese e ancora una volta vuole fare da supporto alla capacità imprenditoriale di resistere e crescere”.

Alla presentazione del Rapporto hanno preso parte Giulio Sapelli, presidente Fondazione Manlio e Maria Letizia Germozzi e Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico Regione Lombardia che hanno commentato i dati principali illustrarti dai ricercatori di Confartigianato Enrico Quintavalle e Licia Redolfi. 

“Purtroppo l’economia è sempre stata trattata come uno strumento monocorde a  misura di grande impresa, senza capire che invece si tratta di una voce polifonica – commenta Sapelli – Eppure i dati di oggi dimostrano ancora una volta che il nostro tessuto economico e sociale è largamente a dimensione artigiana. La MPI hanno bisogno di più attenzioni e non certo bisogno di consigli su come andare avanti, su come “resistere”. La resistenza è la vita stessa degli artigiani. Pensiamo all’attualità di questi giorni. Chi legifera deve tenere presente dei flussi occupazionali in entrata delle piccole imprese, che al contrario delle grandi, non delocalizzano con conseguente perdita di occupati. E teniamo presente che la produttività come la intendiamo, non può più essere legata solo a fatturato e occupazione, ma alla capacità di adattarsi al cambiamento e di produrre capacità innovativa”.

“Dobbiamo investire su formazione e giovani per ridurre il gap che esiste nella domanda/offerta di lavoro all’interno delle nostre imprese – aggiunge Guidesi – E’ un problema culturale e comunicativo che insieme alle MPI vogliamo risolvere.  Inoltre, dobbiamo lavorare a un altro pregiudizio diffuso: abbiamo trascorso anni a dibattere sul piccolo che deve diventare grande. Non è così: siamo la “locomotiva” d’Italia e motore d’Europa  proprio grazie al nostro sistema produttivo che in Lombardia è costituito, come detto nel Rapporto, per il 99,1% da MPI. Non dobbiamo puntare all’omologazione, quindi, ma alla qualità, nostra vera carta vincente.  Non bisogna diventare “grandi” ma stabilizzarsi. Lavoreremo su questo, proprio a partire dalla conoscenza delle imprese del territorio che ho modo di visitare di persona, chiedendo agli imprenditori di continuare a raccontarci come lavorano, come fanno “rete” tra loro e andando a inserirci come Regione per andare a coprire i “buchi” di questa “filiera” continuando a collaborare con Confartigianato”.