La stretta monetaria fa salire il costo del credito delle imprese, mettendo a rischio gli investimenti indispensabili per gestire i processi delle transizioni demografica, digitale e green, rendendo più difficile raggiungere gli obiettivi di crescita della produttività, digitalizzazione dei processi produttivi e riduzione dell’impatto ambientale. In una prospettiva di elevata complessità nella gestione della leva fiscale, ben delineata nel 26°report di Confartigianato presentato la scorsa settimana, sarà decisivo il sostegno agli investimenti che arriva dal PNRR.

Nel secondo trimestre 2023, dopo la revisione dei conti nazionali, gli investimenti fissi lordi in Italia registrano una flessione dell’1,7% rispetto al trimestre precedente, a fronte della stagnazione (-0,1%) in Francia e l’aumento dello 0,4% in Germania e Ue a 27 e dell’1,9% in Spagna.

Per il 2024,  la Nota di aggiornamento al DEF 2023 pubblicata a fine settembre revisiona al ribasso l’aumento degli investimenti dell’economia italiana, portandolo al +3,0% dal +3,4% previsto nel DEF di aprile.

Già nel corso dello scorso anno, come ha evidenziato una nostra recente analisi, la quota di imprese che ha investito nei vari ambiti della trasformazione digitale è scesa di 1,2 punti percentuali rispetto al 2021, mentre si è ridotta di 0,8 punti la quota di  imprese che ha investito in tecnologie a maggior risparmio energetico e minor impatto ambientale.

Nella seduta dello scorso 14 settembre il Consiglio direttivo della BCE ha deciso il decimo rialzo consecutivo dei tassi di riferimento dalla fine di luglio 2022, per un aumento complessivo di 450 punti base.

Nel confronto internazionale, l’indicatore del costo del credito bancario per le imprese è del 5,13% in Italia, 20 punti base maggiore dell’Eurozona, che segna un 4,93%; nel dettaglio la Germania segna un 5,23%, la Spagna il 4,74% e la Francia un 4,46%. La crescita dei tassi in Italia è molto più marcata, registrando un aumento di +357 punti base in dodici mesi, a fronte del +314 punti base dell’Eurozona. Negli altri maggiori paesi, il caro tassi è più contenuto, registrando +319 punti base in Germania, +307 punti base in Spagna e +283 punti base in Francia.

Tra le pieghe dell’analisi svolta dal centro studi di Confartigianato si rileva anche l’ampliamento dell’impatto del maggiore costo del credito sui bilanci delle micro e piccole imprese. Sulla base delle tendenze dei tassi rilevati  a luglio, si calcola in Italia un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di  7.470 milioni di euro. L’analisi per regione evidenzia il più elevato impatto della stretta monetaria in Lombardia con 1.792 milioni di euro di maggiore costo per le MPI, seguita da Veneto con 788 milioni, Emilia-Romagna con 745 milioni, Lazio con 625 milioni,  Piemonte con 564 milioni, Toscana con 524 milioni, Trentino-Alto Adige con 421 milioni, Campania con 396 milioni, Puglia con 320 milioni, Sicilia con 272 milioni, Marche con 187 milioni, Liguria con 162 milioni, Friuli-Venezia Giulia con 154 milioni, Abruzzo con 134 milioni, Sardegna con 123 milioni, Umbria con 108 milioni, Calabria con 70 milioni, Basilicata con 44 milioni, Valle d’Aosta con 21 milioni e Molise con 19 milioni.

“I rialzi dei tassi di interesse – sottolinea il Presidente di Confartigianato Imprese Lecco Ilaria Bonacina – hanno allargato la distanza del credito tradizionale dalle esigenze delle MPI. Serve una spinta all’innovazione dei tradizionali servizi, come le convenzioni bancarie, e della garanzia, pubblica e privata. Bisogna rilanciare il ruolo dei Confidi, e contemporaneamente sperimentare le nuove forme di organizzazione dell’incontro tra risparmio e investimenti, in particolare negli ambiti fintech e di nuova finanza. La situazione dell’accesso al credito delle piccole imprese va affrontata anche con una riforma del Fondo centrale di garanzia che recuperi in modo strutturale la sua funzione di sostegno a quelle imprese che incontrano le maggiori difficoltà nel rapporto con il canale bancario. Per superare le strettoie del credito ordinario, serve un intervento diretto del pubblico che possa intervenire a supporto delle micro e piccole imprese con un mix di strumenti di incentivazione e di credito agevolato, ispirato ad un’efficace azione di programmazione delle politiche di sostegno all’impresa diffusa”.

Per il territorio lecchese si stima che il caro tassi abbia causato un maggior costo su base annua di 53 milioni di euro (trend tendenziale tassi a luglio 2023). I prestiti al totale delle imprese della provincia di Lecco mostrano una contrazione consistente e costante a partire dal giugno del 2022. Stock in milioni di euro: giugno 2022 5.000; settembre 2022 4.818 (variazione tendenziale -0,6%); dicembre 2022 4.607 (-3,2%); marzo 2023 4.537 (-7,7%); giugno 2023 4.482 (-10,4%).