Lecco, 31 gennaio 2019

Il tasso di crescita delle imprese artigiane subisce nel 2018 una battuta d’arresto, dopo un periodo di lenta ripresa. E lo fa in modo trasversale in quasi tutte le province lombarde. Questo il quadro che emerge dall’ultima analisi dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, effettuata sui dati Unioncamere-Movimprese.  Al 31 dicembre 2018 le imprese artigiane registrate in Lombardia sono 245.660, con una dinamica demografica nell’anno data da 15.690 iscritte e 17.698 cessate non d’ufficio; la nati-mortalità di impresa determina quindi un saldo negativo di 2.008 unità, equivalente ad un tasso di variazione – dato dal rapporto tra la differenza tra iscritte e cessate non d’ufficio nell’anno e le registrate alla fine del 2017 – del -0,80%, dinamica negativa più accentuata rispetto a quella rilevata l’anno precedente (-0,4%).

Non fa eccezione la nostra provincia. A Lecco le imprese registrare al 31/12/2018 erano 8.660 con un’incidenza sul totale delle imprese pari a 33,4%. 477 le iscrizioni, 590 le cessazioni con un saldo negativo di 113 aziende e un tasso di crescita pari a – 1,29. Il tasso di crescita sul 2017 è di -1,19.

“Lo scorso anno si è chiuso con una preoccupante battuta d’arresto per la crescita delle nostre imprese artigiane – commenta Daniele Riva, presidente Confartigianato Imprese Lecco –  e in 2019 non è certo iniziato con una inversione di tendenza, anzi. Le agenzie di stampa odierne riportano che il nostro Paese è entrato in “recessione tecnica”. Abbiamo vissuto mesi di incertezza politica, con misure economiche che hanno tardato ad arrivare e che ci metteranno un po’ a dare i frutti sperati dal Governo. Per tornare a crescere sono molti i fattori necessari, non solo un più generale miglioramento del contesto economico, ma anche politiche a supporto dello sviluppo che considerino con attenzione le piccole imprese. Inoltre, vediamo sempre più aziende cessare perché manca un ricambio generazionale: sono pochi i giovani che si avvicinano al mondo artigiano, al manifatturiero e alle costruzioni in particolare. Attenzione dunque alla formazione e a saper colmare il gap esistente tra domanda e offerta. Il lavoro in alcuni casi c’è, ma le aziende faticano a trovare personale sia qualificato che da far crescere sul campo. Credo sia arrivato il momento di smettere di ragionare per slogan elettorali e fare qualcosa di molto concreto per le MPMI. Se si fermano loro, si ferma il Paese. Ci siamo già passati: molti imprenditori si sono rimboccati le maniche e hanno saputo reinventarsi, hanno cambiato approccio e marcia, ma una seconda tempesta come quella in cui ci siamo ritrovati a partire dal 2008 questa volta sarebbe funesta per la nostra economia. Il Governo faccia presto”.