Lecco, 25 gennaio 2024 – “Sono le piccole imprese la spina dorsale dell’economia lombarda”: un ritornello che ormai siamo abituati ad ascoltare ma che non mette queste realtà, creative e capillari, al riparo da una brutale stretta dei cordoni del credito. Stando agli ultimi dati disponibili – è l’allarme di Confartigianato Lombardia – l’aumento del costo del denaro, conseguenza dell’incremento dei tassi (saliti di 296 punti), si associa a una riduzione dell’ammontare del credito concesso alle imprese. In questo contesto, le piccole attività e gli artigiani fanno più fatica, con tassi più elevati (8,04% vs 5,44% del totale imprese), sopra di 184 punti rispetto all’anno scorso, e un calo dei prestiti del 9% (contro il -6,1% del totale imprese).

L’economia della nostra Lombardia sta rallentando e, tra i fattori di maggior responsabilità, c’è il calo degli investimenti – chiarisce il Presidente di Confartigianato Lombardia, Eugenio MassettiLe conseguenze di questa situazione sono chiare, in particolare l’affievolimento della capacità del sistema d’impresa di affrontare le transizioni in atto, da quella demografica a quella digitale fino a quella correlata al tema della sostenibilità. Com’è possibile aspettarsi dalle piccole imprese che colgano le sfide della contemporaneità senza che abbiano i mezzi per farlo?”.

La sfida è assolutamente impegnativa – interviene la Presidente di Confartigianato Imprese Lecco, Ilaria Bonacinaanche perché la stretta del credito sta incidendo molto soprattutto sulle MPMI. Le nostre imprese, però, stanno mostrando grande determinazione per riuscire a vincerla e con la resilienza e la tenacia che le contraddistingue sono sicura che riusciranno a superare anche queste criticità”.

Le MPI hanno sostenuto 1,8 miliardi di maggiori costi a causa dell’incremento dei tassi da giugno 2022 a settembre 2023 – ricorda il Segretario generale di Confartigianato Lombardia, Carlo PiccinatoTale situazione, assieme a criteri di offerta più stringenti, ha comportato una minore domanda di finanziamenti destinati agli investimenti e alla flessione dei prestiti”.

Il sistema d’impresa del territorio, dove le micro e piccole realtà rappresentano il 99% e l’artigianato il 25%, ha finora spinto e trainato la ripresa post pandemia. Ciò accade nonostante il sistema di MPI, che occupa il 50,2% degli addetti, abbia sostenuto tra crisi energetica, caro tassi e difficoltà di reperimento del personale maggiori costi per 9,1 miliardi di euro, pari al 2,3% del valore aggiunto. Il susseguirsi della stretta monetaria e il rallentamento del commercio internazionale che si intreccia con situazioni destabilizzanti come il protrarsi della guerra in Ucraina e l’inasprimento del conflitto in Medio Oriente, hanno reso il contesto più turbolento portando diversi indicatori economici a ridurre il passo di crescita.

Il mercato del lavoro anche per il 2023 rappresenta l’indicatore più performante. Il numero di occupati resta in salita (+1,7%) seppur a minor intensità (segnava un +2,4% lo scorso anno). Le 1.092.950 entrate previste dalle imprese con dipendenti sono 60 mila in più rispetto a quelle preventivate nello stesso periodo di un anno fa (+5,9%). Mentre persiste il problema della difficoltà di reperimento che nel 2023 vede la quota di entrate difficili da reperire attestarsi al 45%, sopra di 4 punti rispetto a quella del 2022. Difficoltà, questa, che determinando una ricerca superiore ai sei mesi comporta maggiori costi per le MPI pari a 2,5milioni di euro.

Andando a fotografare le situazioni territoriali, si nota come la provincia di Lecco sia una delle aree lombarde in cui la diminuzione dei prestiti alle imprese è stata più intensa, con un calo di oltre 10 punti (-10,1%, pari in termini assoluti a 486 milioni di euro in meno da banche e Cassa Depositi e Prestiti tra settembre 2023, ultimo dato disponibile, e settembre 2022), in linea con Como (-10%) e superata in regione solo da Sondrio (-10,3%), Varese (-12,6%) e Brescia (-15,3%).

Per quanto riguarda la stima dell’extra costo sopportato dalle MPI dei singoli territori a causa del caro tassi, le imprese lecchesi hanno sborsato 53 milioni di euro ulteriori su base annua, contro i 660 milioni di Milano, i 262 di Brescia e i 202 di Bergamo.

Dato negativo anche sul fronte della dinamica delle entrate previste nel 2023 dalle imprese con dipendenti: a Lecco si è registrata una flessione del 2,5%, per un totale di 660 posti in meno. A calare, in Lombardia, oltre al Lecchese solo Cremona (-1,1%), Brescia (-1,6%) e Mantova (-5,3%), mentre la media regionale è positiva (+5,9%).

Trova conferma, nell’analisi dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, anche il dato che tutti gli imprenditori lecchesi conoscono perfettamente: quello relativo alla difficoltà di reperimento di risorse da inserire in organico. Le entrate difficili a Lecco sono ormai ampiamente sopra la metà, attestate al 53,1% (nel 2022 erano il 46,9%). E’ il dato peggiore in regione, dove comunque la media resta al 45%. Alle spalle di Lecco, Varese (50,8%), Pavia (50,7%) e Monza e Brianza (50,1%).

Che l’artigianato goda comunque complessivamente di buona salute lo si evince dall’anagrafe delle imprese: se il totale lombardo al III trimestre 2023 è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (-0,2%), il saldo dell’artigianato migliora, tra la crescita delle iscrizioni (+1,7%) e la riduzione delle cessazioni (-9,1%).